Ma la storia è ben più antica…
A Cavriana esiste un bellissimo museo archeologico che testimonia, insieme al fatto che i reperti palafitticoli del territorio sono inseriti nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, nell'ambito del sito seriale transnazionale Siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi, l’insediamento dell’uomo tra la metà del VI e per tutto il IV millennio a.C., ponendo termine al nomadismo e favorendo forme di agricoltura e allevamento che diedero vita alla prima rivoluzione, quella agricola, destinata a cambiare per sempre i destini dell’uomo.
Nel museo archeologico, collocato all’interno di Villa Mirra, sono conservati reperti rinvenuti negli insediamenti perilacustri di Bande di Cavriana e in alcuni centri residenziali di epoca romana, tra i quali quello della villa di San Cassiano di Cavriana. Da qui ha inizio la storia di Cavriana, il cui nome deriva, secondo una leggenda, da capra, così come testimonia lo stemma comunale che mostra una capra rampante e come attesta l’evento più significativo che si svolge a metà luglio di ogni anno: il Palio della Capra d’oro conteso dalle otto contrade che compongono il borgo.
Fu nel tardo Medioevo che Cavriana suscitò l’interesse delle maggiori famiglie mantovane che si succedettero nel possesso: i Canossa, i Riva, i Bonacolsi. Fino al 1367 quando il paese entrò ufficialmente a far parte dei territori gonzagheschi. Francesco I° Gonzaga nel 1383, per sfuggire alla peste, si rifugiò nel castello di Cavriana e qui morirà nel 1407.
Ma fu con Isabella d’Este, “liberale e magnamina” come scrisse Ludovico Ariosto, che Cavriana ebbe un ruolo importante come centro culturale, d’arte e di delizia.
“È stata proprio quella la figura a cui mi sono ispirato negli anni in cui ho governato a Cavriana, dal 2009 al 2014. – racconta Benhur Tondini mentre passeggiamo lungo il corso cittadino in un giorno di mercato – Essere al centro di un territorio che tanta bellezza produce, da Borghetto sul Mincio, incluso nei Borghi più belli d’Italia, fino a Solferino, città che ha generato un pezzo importante della storia d’Italia, per non dire di Volta Mantovana e altri piacevolissimi borghi, rendeva necessario che Cavriana avesse una forma di bellezza estetica ma non solo, doveva diventare una cittadina dove il vivere bene dei suoi abitanti diventasse la regola”.
Le cose da vedere
C’è una particolarità che rende Cavriana unica su questo territorio che si sta imponendo al turismo per la pace e la serenità che si vive qui, a pochissimi chilometri dal lago più frequentato d’Italia: i mandorleti.
Cavriana è zeppa di mandorle, eppure non ne fa una coltivazione intensiva. Con quelle mandorle, che Isabella d’Este voleva nelle sue cucine ducali, si fa il dolce più tipico di Cavriana: la torta di San Biagio, patrono del paese, che, negli anni in cui è stato sindaco Benhur Tondini, è diventato un prodotto De.Co. (Denominazione d’Origine Comunale ideata da Luigi Veronelli).
“La torta di San Biagio è una vera e propria istituzione a Cavriana – spiega Benhur Tondini - La leggenda vuole che la ricetta sia molto antica. Infatti già nel 1500, dai mandorli di Cavriana si raccoglievano mandorle dal gusto particolare e intenso, questo frutto veniva da tutti considerato afrodisiaco; nei mesi invernali la stessa Isabella d’Este ne acquistava grandi quantità per deliziare il palato dei nobili di corte”. Attualmente nella giornata del patrono San Biagio che si festeggia il 3 febbraio viene prodotta da una pasticceria locale una maxitorta di San Biagio dal diametro di 3 metri che viene poi distribuita gratuitamente a tutti gli ospiti presente la mattina in piazza Castello.