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L’alga del Galles

26/09/2023

L’alga del Galles

Se dovessimo pensare alla cucina tradizionale della Gran Bretagna ci verrebbero subito in mente i fish and chips o le tradizionali pie delle feste, eppure in un lembo di terra occidentale dell’isola, il Galles, esiste un piatto inusuale che mai assoceremmo alla gastronomia occidentale: si tratta del laverbread

Il laverbread (o bara lawr, in gallese), è una pietanza molto antica, il cui consumo è documentato per la prima volta nel XII secolo. Si tratta di una sorta di porridge il cui ingrediente principale sono, inaspettatamente, le alghe. Non tutte le alghe però, ma più precisamente la varietà Laver (Porphyra umbilicalis), una varietà della famiglia delle alghe rosse che cresce abbondante sulle coste del canale di San Giorgio. 

L’alga del Galles

Note gastronomiche
Per la preparazione del laverbread l’alga viene raccolta, lavata per togliere il sale in eccesso e bollita in acqua per diverse ore, fino a che non diventa della consistenza di un purè. Successivamente il composto, diventato di un verde scuro tendente al nero, può essere frullato o tritato grossolanamente. Il sapore, per una persona abituata ai gusti dei prodotti di mare, non ha nulla di nuovo: umami molto intenso, con l’aggiunta del tipico sapore iodato caratteristico di tutti i prodotti della pesca. Alcune sfumature all’interno del suo complesso aromatico però possono derivare dalle condizioni delle differenti zone della costa gallese in cui è raccolta l’alga. Tradizionalmente viene consumata tal quale su un crostino di pane, oppure fritta, o ancora impanata in farina di avena. In genere viene consumata durante il famoso Welsh breakfast, insieme a bacon, uova e vongole, come impartisce la tradizione.  A livello nutrizionale la laver (e quindi il laverbread) è molto ricca di vitamine come la b12 e la presenza di molti sali minerali, tra cui ferro e iodio, la rendono un prodotto molto interessante, grazie anche al suo quantitativo di proteine, che può arrivare fino al 40% del suo peso. 

Curiosità
Il laverbread è riconosciuto da tutti come uno dei tratti distintivi della “Welshness”, ovvero il modo di vivere degli abitanti del Galles, il cui legame con questo prodotto è stato testimoniato anche dal celebre attore gallese Richard Burton, star di Hollywood durante gli anni 60 (oltre ad essere passato alla storia come il quinto marito di Elizabeth Taylor), che lo definì il caviale del Galles. Questo piatto diventò molto popolare durante il XIX secolo, quando vennero aperte le prime miniere nella zona che furono decisive per lo sviluppo, più tradi, della rivoluzione industriale inglese. Il lavoro del minatore divenne molto popolare, creando generazioni intere di uomini affamati che necessitavano di pasti economici e nutrienti. Durante gli anni 70 però, il consumo di laverbread subì una battuta d’arresto, quando i giovani gallesi, più attratti da culture e preparazioni esotiche che si stavano diffondendo in quel periodo, come ad esempio il sushi (che per ironia della sorte è realizzato con un’alga della stessa famiglia della laver, ovvero la nori), abbandonarono la tipica preparazione del loro luogo di origine, vista come un retaggio del passato, un cibo “da vecchi”, quindi non meritevole di apparire sulle tavole moderne. 

Liz Taylor e Richard Burton sul set di CleopatraLiz Taylor e Richard Burton sul set di Cleopatra

All’inizio del XXI secolo però la pietanza riacquisì improvvisamente popolarità, tanto che ancora oggi il suo consumo è in costante aumento. L’affezione dei gallesi per questo piatto alla fine ha prevalso sulle mode, e anzi, sono stati creati nuovi prodotti a base di quest’alga, dalle patatine al pesto a tutta una serie di salse di accompagnamento per carni e verdure. Il laverbread non è mai stato così popolare.  



foto di copertina: Una vista della baia di Three Cliffs sulla penisola di Gower nel Galles del Sud, Regno Unito - Foto di Paul Cowan

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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